Il romanzo a fumetti o "Graphic Novel"

Pubblicato il 13 ottobre 2024 alle ore 20:39

La locuzione "Graphic Novel" circola in testi italiani dai primi anni '90; su giornali come "Il Corriere della Sera" o "la Repubblica" questa espressione viene persino virgolettata per rimarcarne la provenienza straniera. Fra le varie traduzioni figurano romanzo graficoromanzo a fumetti e anche romanzo per immagini

Dal 2004, invece, come testimoniano gli archivi delle due testate appena citate, entra a fare parte del linguaggio comune specialmente in internet e fra i blog di appassionati della categoria ma il sintagma sembra oramai essersi imposto anche nell'italiano corrente ed è persino riconosciuto da molti dizionari.

Originariamente il termine faceva riferimento a un genere ben preciso: la dicitura compare in una delle prime storie a fumetti ad autodefinirsi "graphic novel" del 1978, ovvero "A contract with God,  and Other Tenement Stories. A Graphic Novel" di Will Eisner (nda: Contratto con Dio e altre storie di condominio).

Questo inaugura la nascita di un nuovo genere fumettistico in forma di romanzo piuttosto lungo e rivolto a un pubblico prettamente adulto le cui caratteristiche ricorrenti sono l’ambientazione realistica delle vicende e le tematiche attuali o di rilevanza storica (es. Maus di Art Spiegelman, 1986 - 1991, e Persepolis di Marjane Satrapi, 2002 - 2003).

Ciononostante, tornando indietro con gli anni, "Graphic Novel"  lo troviamo già in altre pubblicazioni: nel 1964 Richard Kyle,, editore, critico e storico del fumetto, in un articolo intitolato The future of comics scrive di un lungo formato di fumetto che assume le sembianze di un romanzo autoconclusivo; ancora, nel 1975 l'illustratore Richard Corben lo inserisce in "Bloodstar", adattamento breve di una storia di un altro scrittore statunitense e considerato forse il primo vero romanzo a fumetti.

Come risulterà evidente, la paternità della locuzione, negli anni, è stata molto messa in discussione e difficilmente attribuita, anche se ora potrebbe - ma solo potrebbe - risultare una questione un po' più chiara grazie alla sua presenza editoriale che permette ai testi di avere, nelle librerie, nelle biblioteche, una sezione dedicata.

Ma come lo possiamo descrivere effettivamente? Oggigiorno, con Graphic Novel si intendono le pubblicazioni estese a ogni tipo fumetto, manga compresi, anche se lo Zingarelli, rispetto ad altri dizionari, specifica che è "pubblicato nella veste di un libro normale". Fra le peculiarità della categoria dobbiamo sicuramente menzionare l'ambientazione realistica delle vicende; dal punto di vista della sceneggiatura e del disegno, ha un approccio più sperimentale, oltre che una maggiore attenzione all’aspetto psicologico.

Eppure, in realtà, non è né una forma narrativa né un genere a sé stante. Per quale motivo?

Cercando informazioni in giro per il web al fine di comprenderne veramente le origini, gli sviluppi e il radicamento, sono incappata in un articolo che mi ha notevolmente supportato e che riprendeva alcune di parole di Andrea Tosti (editor e graphic designer) e del suo "Graphic novel. Storia e teoria del romanzo a fumetti e del rapporto fra parola e immagine.", Tunuè. Un aspetto interessante su cui si sofferma e su cui mi sono soffermata io stessa, ragionandoci approfonditamente, è che ogni qualvolta si tenti di affermare che il fumetto "è questo", il fumetto stesso dimostra di essere anche qualcos'altro; Tosti  lo descrive come "un medium che vive di contraddizioni e che trova gran parte del proprio fascino nella refrattarietà alle etichette". 

È quindi anche per questo che, a oggi, il fumetto non può avere una definizione univoca che lo possa sufficientemente identificare poiché i modi per chiamarlo variano da paese a paese e da epoca a epoca. Persino da decennio a decennio. Se ci penso, da quando sono piccola e dai miei primi volumi letti, le storie sono variate così come i disegni, il formato, i soggetti e i temi. Seppur molto profondi, questi ultimi, erano perfettamente in linea con la mia età. Mentre quelli rivolti al pubblico adulto erano quasi più solo scritti a scopo di intrattenimento. Crescendo in un'edicola mi sono potuta concentrare su questo aspetto principalmente grazie alle letture di mio padre anche se il mio sguardo era solo quello di ragazzina.

Al contempo, tornando alla sua determinazione, possiamo in sostanza sostenere che tale mutevolezza rischia di ridurre graphic novel a un registro "minore" e non di rilevanza intellettuale; basti pensare al termine comics in inglese, che rimanda appunto a delle strisce o tavole comiche, o allo stesso termine manga, che letteralmente significa "immagini derisorie". Non solo, si corre inoltre il pericolo di subordinarlo alla letteratura, non considerandolo all'altezza o anche di confinarlo a sola letteratura per infanzia. 

La problematica che riguarda la terminologia è veramente troppo complessa e non sarà mai semplice arrivare a un linguaggio che metta tutti d'accordo poiché ogni nuova definizione è accompagnata anche da una nuova riscrittura delle origini del fumetto, collocandole prima o dopo nella storia. 

Sempre Tosti, in questa sua lunga disamina, menziona Eisner ma anche altri fumettisti come Kochalka, il quale descrive la capacità dei fumetti di raccontare mondi: «i fumetti sono un modo per creare un universo e popolarlo con personaggi utilizzando un codice segreto che lavora nel modo più semplice e diretto possibile per entrare nel cervello dei “lettori”»., o Harvey che ne parla come «narrazioni pittoriche o esposizioni in cui le parole contribuiscono al significato delle immagini e viceversa».

Proprio da questa citazione emerge dunque un altro punto focale, ovvero la centralità delle parole: è fondamentale che abbiano un certo equilibrio e bilanciamento, nonostante nel tempo siano state considerate elemento imprescindibile. Tuttavia, il graphic novel, ha come propria particolarità di essere scritta per avere anche della pause dalle parole e una "regola" vorrebbe, con legittime eccezioni, che la prima scena sia sempre muta. 

A tal proposito un esperto di fumetto, David Kunzle (venuto a mancare a gennaio 2024) allarga il concetto concentrandosi anche sul supporto: «Vorrei proporre una definizione per cui un “fumetto” di ogni periodo, in qualsiasi paese, deve soddisfare le seguenti condizioni: 1) ci deve essere una sequenza di immagini separate; 2) ci deve essere una preponderanza di immagine sul testo; 3) il mezzo in cui compare la striscia e per cui è stato originariamente destinata deve essere un supporto stampato e cioè deve ssere un supporto destinato alla riproduzione di massa; 4) la sequenza deve raccontare una storia che sia al tempo stesso morale e di attualità».

Nella grande opera Lessico del XXI secolo a cura dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, il lemma Graphic novel, redatto dallo studioso Marco Pellitteri, restituisce sinteticamente la storia e il senso del termine come segue:

graphic novel ‹grä’fik nòvl› locuz. sost. ingl., usata in it. al femm. – Espressione introdotta nel 1964 su una rivista amatoriale statunitense per designare certo tipo di fumetti europei sofisticati; questo perché graphic in inglese non indica solo il ‘visivo’, ma anche un contenuto forte e impegnativo. La locuzione è divenuta nota ai più solo dal 1978, con la pubblicazione del libro a fumetti di Will Eisner A contract with God and other tenement stories, presentato con tale etichetta editoriale per distinguerlo dall’albo mensile con storie di supereroi per adolescenti, formato allora dominante negli Stati Uniti. Con g. n. si è passati poi a indicare libri a fumetti dall’intento – e talvolta dagli esiti – romanzeschi, benché la definizione in sé non salvi molti g. n. dalla mediocrità. Ritenuto da certa stampa generalista una forma espressiva distinta dal fumetto (nelle sue manifestazioni seriali e popolari), di fatto il g. n. non è un genere né una forma a sé, bensì un’etichetta commerciale con cui il fumetto è riuscito a conquistarsi, specie a partire dai primi anni del 21° sec., un settore delle librerie e una miglior reputazione nei circoli intellettuali; lo dimostrano i molti fumetti seriali di tutti i generi raccolti in volumi antologici e presentati come graphic novel. È a ogni modo indubbio che il g. n. privilegi determinati generi comunicativi e di racconto: la storia lunga di stampo letterario (accento sulla trama, sulle psicologie dei personaggi e su una poetica d’autore, e più raramente su eroi ricorrenti o avventure fantastiche), la biografia e l’autobiografia, il diario di viaggio, il reportage (articolato in un genere ormai autonomo detto graphic journalism, v.) [...]

 

Le controversie, dunque, come presentato, sono davvero tantissime e complesse; la versione in cui Eisner è il coniatore del termine viene accettata per ragioni di marketing e di giornalismo, in cui G.N. viene usato per indicare opere quasi di livello più alto rispetto al fumetto, nonostante, appunto, non sia un vero genere quanto più un'etichetta, che comprende indistintamente albi, storie brevi in antologie, racconti e strisce. 

Il mondo dei graphic novel - volto al maschile perché considerato preferibile dall'Accademia della Crusca e in linea con l'orientamento degli esperti che ragionano pensando alla traduzione di novel in romanzo, ma accettato anche al femminile perché associabile alla traduzione in novella - si può pertanto credere che si sia creato per cercare di distinguere la parte infantile da quella adulta anche per via di tutti i codici linguistici e visivi utilizzati, oltre alle tematiche trattate. 

Tuttavia, nonostante questa differenza, esistono graphic novels adatte a ogni fascia di età, esattamente come qualsiasi altro genere letterario, ed è, a mio parere un ottimo approccio per gli adolescenti alla lettura. Le storie sono coinvolgenti, le tavole le avvicinano alla realtà e i contenuti possono trattare argomenti davvero importanti. 

Stesso discorso per gli adulti, i romanzi a fumetti concedono una pausa dalla pagina solo scritta per poter godere di immagini che, volendo, li fa anche riavvicinare al mondo dell'arte o per riaccendere la propria capacità di meravigliarsi e vivere le storie in un modo tutto diverso.

Perché, nel mio bagaglio di lettrice di graphic, ci sono delle vere e proprie opere artistiche di tutto rispetto.

 

(Fonti: https://fumettologica.it/2016/12/graphic-novel-fumetto-saggio-andrea-tosti/; https://www.adazing.com/it/manga-vs-graphic-novel/#:~:text=Il%20formato%20di%20scrittura%3A,leggono%20da%20destra%20a%20sinistra.; https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/il-genere-di-graphic-novel/808)

 

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