Storia di un amore per l’Oriente (e la sua letteratura)

Pubblicato il 18 febbraio 2024 alle ore 19:26

Mi presento: sono Matteo Celeste, un appassionato lettore con una particolare predilezione per l’Oriente e la letteratura orientale. Dovessi descrivermi con una citazione, non avrei dubbi su quale scegliere; la – e mi – ritrovo nelle pagine di quella meravigliosa opera di Virginia Woolf che è “Diario di una scrittrice”: «Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine».

Ma in questo articolo lo sguardo deve puntare a Est, quindi lascerò le dolci sponde del diario di Virginia Woolf per dirigermi verso l’Oriente. Un amore, quello per l’Oriente, nato molto tempo fa: ricordo che, quando ero bambino – avrò avuto 7 o 8 anni –, affermavo risolutamente, sebbene, dovrei dire per onestà, non la conoscessi affatto, che la mia lingua preferita (al netto dell’italiano) era il cinese; e ogni cosa che proveniva dalla Cina mi attraeva smisuratamente. L’amore per l’Oriente è iniziato allora e si limitava quasi esclusivamente alla Cina…

Sono un lettore che è diventato lettore tardi: ero alle superiori; e, per sfuggire alla noia dei pomeriggi ebolitani, iniziai a leggere alcuni libri della biblioteca di mia zia – la miccia che scatenò questo amore per la lettura fu “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino. Ricordo però che, data la mia passione manifesta per la Cina, la mia professoressa d’inglese mi prestò “La buona terra” di Pearl S. Buck. Ero felice: ritrovavo un contatto con la Cina. Questo libro, che racconta di una storia familiare in un contesto per nulla facile in cui la terra rappresenta tutto ed è il motore delle azioni del contadino Wang Lung e di sua moglie O-Lan, mi rapì e mi commosse.

Poi, nuovamente, il contatto con l’Oriente scemò; ero all’inizio del mio percorso di lettore e mi dissi che avrei dovuto leggere qualche classico, conoscere autori celeberrimi e alcune loro opere, così intrapresi strade più “domestiche” – leggasi: “occidentali” – e per qualche tempo misi di nuovo da parte l’Oriente.

E poi arrivò il 2019! È un anno, questo, che rappresenta uno spartiacque rispetto al tema di questo articolo: da un lato, avvenne un rinnovato incontro con l’Oriente già a me “noto”, ossia con la Cina, dall’altro, scoprii una parte di Asia che non conoscevo e di cui ora non posso proprio fare a meno.

In quell’anno, nel tentativo di ritrovare me stesso nelle letture che compievo, m’imbattei nel libro di Tongzhi, “Beijing story”: quanto mi piacque! Ricordo ancora che arrivai a leggerlo di notte, trovandomi, alla fine, con le lacrime che mi rigavano il volto. La storia, che ricorre anche a un linguaggio esplicito a tratti, narra della nascita progressiva di questo amore “del vento del sud” (come veniva chiamata nella Cina imperiale l’omosessualità) tra Handong, un ricco uomo d’affari, e Lin Yu, adolescente giunto a Pechino dalle regioni rurali per studiare all’Università. Tutte le volte che ripenso alla preghiera finale mi commuovo profondamente…

Naturalmente, incontrai, quell’anno, se così posso dire, anche il Giappone, con un libro che, mi sembra, non ha goduto di grande pubblicità, ma che io ho trovato perfetto: sto parlando de “Il castello invisibile” di Mizuki Tsujimura; un libro che racconta di minori, di loro fragilità, di bullismo, ma anche di forza e amicizia: un capolavoro, a mio avviso, anche perché l’autrice mostra una capacità invidiabile di tenere tutti i fili della trama sotto controllo riuscendo a mantenere, sino alla fine, una coerenza interna alla storia che lascia stupefatti. Tuttavia, non era il Giappone quella “parte di Asia che non conoscevo”, sebbene letterariamente non avessi letto nulla proveniente da esso sino al 2019. No, la parte di Asia che non conoscevo e a cui più sopra facevo cenno era la Corea.

Il 2019 sancisce infatti la nascita dell’amore insopprimibile tra me e la Corea. Lancillotto fu una serie tv coreana – “School 2013” –, e soprattutto una poesia – per la verità, due – che in essa compare: “Flower” di Na Tae-joo (le cui opere, purtroppo, non sono ancora state tradotte in italiano!). Ve la riporto sia in inglese che in italiano con una mia approssimativa traduzione:

 

              You have to look closely                     È necessario guardare da vicino

              To see that it is pretty.                        per vedere la sua bellezza.

              You have to look long                         Bisogna guardare per molto tempo

              To see that it is lovable.                     per rendersi conto che è bello.

              You are the same.                                Anche tu sei così.

 

Da quel momento decisi che avrei approfondito la letteratura (e la cultura) coreana – all’epoca molto poco pubblicata in Italia, considerando poi che alcune opere erano fuori catalogo – e feci una sorta di voto più generale con me stesso: mi sarei immerso, negli anni successivi, nella letteratura orientale, scoprendone autori e autrici e opere letterarie.

Più o meno in quel periodo iniziai anche a mettere per iscritto le mie impressioni sui libri che leggevo – non oso definirle ‘recensioni’ – e cominciai a pubblicarle su Facebook. Avvenne così che iniziai a collaborare con alcune pagine e siti specializzati, senza però avere uno spazio specificamente dedicato alla letteratura orientale.

Questo si poté creare nel 2023, quando Marco Latini, fondatore e amministratore del gruppo Facebook “Il Messia dei Libri”, mi contattò, del tutto inaspettatamente, dicendomi che avrebbe avuto piacere che tenessi nel suo gruppo una rubrica dedicata alla letteratura orientale, perché essa godeva di poca attenzione. Inutile dire quanto ne fui entusiasta! Inoltre, ero assolutamente d’accordo con lui.

Era il febbraio 2023 quando la prima “puntata” di “Libri da Oriente” (con l’hashtag #libridaoriente), questa neonata rubrica dedicata alla letteratura orientale, uscì.

Figura 1. Esempio di grafica rinnovata per la rubrica “Libri da Oriente”.

A questa, poco dopo, si aggiunse un’altra rubrica sempre dedicata alla letteratura orientale: “Oriental tips”, il cui hashtag – #orientaltips – è divenuto col tempo di uso collettivo all’interno del gruppo “Il Messia dei Libri”, il che mi rende oltremodo grato.

Se l’una – “Libri da Oriente” – prevede impressioni sui libri molto articolate, l’altra – “Oriental tips” – è più “snella”: intende fornire un suggerimento, appunto, attraverso un breve commento e alcuni dati tecnici sull’opera (un piccolo stralcio, la trama, etc.).

Figura 2. Esempio di grafica rinnovata per la rubrica “Oriental tips”.

A distanza di un anno, entrambe si sono rinnovate, per esempio nella grafica e nell’aggiunta di una canzone abbinata all’opera che viene suggerita, nell’una o nell’altra rubrica, rigorosamente di matrice orientale (si vedano la Figura 1 e la Figura 2 come esempi). Ed entrambe godono oramai di un certo seguito, del quale sono contento e onorato.

Se ripenso alla nascita di queste due rubriche, entrambe rispondono a un mio duplice desiderio, sposandosi perfettamente inoltre con le intenzioni di Marco Latini: da un lato, che è poi un mio modo solito di approcciare il mondo della letteratura, indipendentemente dall’area geografica dalla quale essa proviene, quello di porre sotto i riflettori, all’attenzione dei lettori, autori e autrici, opere letterarie e letterature che ritengo siano degne di essere prese in considerazione, e che, purtroppo, non hanno goduto dello spazio che meritavano – è sicuramente questa la filosofia che anima le due rubriche –, dall’altro, la volontà di creare uno spazio sui social che possa essere davvero aperto al dialogo e al confronto e in cui a nessuno sia permesso di salire in cattedra: tutti si è alla pari, all’interno di queste rubriche-circoli letterari, e il giudizio di chiunque, sia esso positivo o negativo, merita di godere dello stesso rispetto e della stessa possibilità di essere espresso.

Siamo arrivati, così, alla fine di questa storia.

Se mi guardo indietro, mi accorgo che il tragitto che mi ha condotto alla letteratura orientale (e all’Oriente) è stato caratterizzato dal caso e dalla passione scaturita spontaneamente per una parte di mondo che non conoscevo così bene e dunque dal desiderio di volerne approfondire ogni aspetto. So per certo di averne scoperto solo una parte infinitesimale… ma il viaggio non è finito, continua!

Prima di lasciarvi, vorrei approntare una breve lista – almeno un titolo per Paese asiatico in cui ho potuto viaggiare letterariamente – per lettori desiderosi di guardare a Oriente. Dunque, eccola, e… buon viaggio:

 

Cina

  • Vivere! di Yu Hua (Feltrinelli Editore; traduzione di Nicoletta Pesaro)
  • Come un seme sepolto dal tempo di Fang Fang (Rizzoli Editore; traduzione di Caterina Chiappa)

Corea

  • Fiori d’azalea di Kim Sowŏl (Orientalia Editrice; traduzione di Imsuk Jung)
  • A proposito di mia figlia di Kim Hye-jin (Mondadori Editore; traduzione di Lia Iovenitti)

Giappone

  • Il racconto di una luna di Hirano Keiichirō (Lindau Editore; traduzione di Laura Testaverde)
  • Il sentiero nell’ombra di Fumiko Enchi (Safarà Editore; traduzione di Lydia Origlia)

India

  • Bypass al cuore di Calcutta di Alka Saraogi (Neri Pozza Editore; traduzione di Mariola Offredi)

Indonesia

  • La danza della terra di Oka Rusmini (Atmosphere Libri Editore; traduzione di Antonia Soriente e Ilaria Gallo)

Vietnam

  • Il gioco indiscreto di Xuan di Vũ Trọng Phụng (O barra O Editore; traduzione di Thuy Hien Le)

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.